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Produzione - alla Fried Barry dei poveri - dei fratelli Bertuccioli (Armando e Francesco) che, con il regista Enzo Milioni, già avevano collaborato alla realizzazione del giallo erotico La sorella di Ursula (1978). Girato quasi interamente all'ex Grand Hotel Ambasciatori di Bari, ai minimi termini, su una sceneggiatura non proprio memorabile opera dello stesso Milioni, Quello strano desiderio percorre il tema fantascientifico in maniera burlesca (similmente a quanto visto in Incontri molto ravvicinati del quarto tipo). Purtroppo il film è penalizzato dall'assenza di veri attori, dovendo contare sul caratterista Gianni Ciardo e sul misconosciuto Salatino, lasciati a sproloquiare in un linguaggio snervante e a ruota libera. Alcune riprese sembrerebbero essere state girate davvero all'improvvisazione, tipo la lunga camminata per le vie trafficate, con interruzione del transito stradale. Le battute dei due alieni, piuttosto glaciali, non fanno mai ridere anche a causa di una parlata quasi indecifrabile (un buon doppiaggio forse non sarebbe stato sbagliato). Siamo negli anni critici della commedia sexy, genere al quale Quello strano desiderio appartiene, pertanto in maniera del tutto pionieristica e sperimentale ne viene approntata anche una versione con inserti hard (no, Marina Hedman non partecipa, apparendo solo negli ultimi cinque minuti in scenette di nudo all'aperto - accellerate - accompagnate da musichette in stile "Oggi le comiche"). Operazione davvero fallimentare, data l'esigua quantità di porno, confinato a due inserti per una manciata in totale di pochi secondi. L'unico motivo che nobilita il film è la presenza di due affascinanti attrici: Leda Simonetti (che si promuove in una graziosa scena lesbo soft) e la magnifica Dirce Funari [1], quest'ultima uno spettacolo della natura quando si ebisce come spogliarellista al night. Due attrici sfortunate, rimaste legate senza volerlo al cinema erotico (spesso potenziato con inserti hard), deluse profondamente per aver preso parte alla lavorazione del brutto e squallido Blue movie (1978) di Alberto Cavallone.




Quello strano desiderio streaming



GENOVA - Restano ammutoliti per i primi cinque minuti non si sa se dalla meraviglia, dall' emozione o dallo spavento. Gli spettatori del Teatro Duse vedono in palcoscenico quello strano figuro in mutande, calze a rete, capelli corti corvini, barba incolta e stentano a ritrovare l' immagine biondo platino, pelle diafana, femminilità energica di Mariangela Melato. Perché il personaggio che l' attrice ha scelto cancella ogni piccola traccia di quella sua bellezza spigolosa e perfino della sua ' normalità' . E' uno scanzonato transessuale di un sobborgo di Montevideo di nome Raulito, amabile e sporcaccione, gran bestemmiatore ma di sconfinati ardori per la Madonna, uno che banchetta con piattini di carne umana offerti anche ai vicini di casa e se la spassa col suo macho a cui dedica versi di amore sincero ma, certo, un po' sconvolgenti, tipo: "Abbassai la mutandina, mi mostrasti l' uccellone, riscaldai la cannuccia e mi tenni al maniglione". "Stavolta finalmente mi diverto", sbotta con ironica nonchalance Mariangela Melato che, forse prendendola da lontano, definisce questa nuova avventura teatrale "uno spettacolo singolare". ' Tango barbaro' , scritta nel ' 74 e resa nota postuma, è una commedia di Copi vitale e funerea, poetica e surreale ma anche crudele, impudica, sfacciata. Debutterà ufficialmente, davanti alla critica, venerdì 12, ma già da qualche giorno, nelle repliche di rodaggio, sta seminando grandi emozioni e turbamenti, a parte qualche sussulto tra gli abbonati dello Stabile di Genova indispettiti da situazioni di fantasiosa indecenza e da un linguaggio libero e sboccacciato (Melato: "a metà tra il Corrierino dei Piccoli e la bestemmia"), fumettistico e lirico che la versione italiana di Franco Quadri ha esaltato in sofisticate, bizzarre iperboli restando fedele ai versi e le rime dell' originale spagnolo. "Scandaloso? Ma oggi non ci si scandalizza più per così poco. Più che scioccato semmai il pubblico resta allibito perché non si aspetta di vedermi travestita da uomo" dice la Melato che recita insieme a Toni Servillo, Carlo Reale, Luca Toracca e Fernando Ugarte, diretta ancora una volta da Elio De Capitani (come nel ' Tram' di Tennessee Williams) regista in coppia con Ferdinando Bruni. E continua: "' Tango barbaro' sarà uno spettacolo particolare: una bella storia d' amore, di passioni, ma anche la storia di una rivoluzione sognata, di una scommessa contro i diavoli, contro Dio... Uno spettacolo duro, forte, sporcaccione, ma delicato. Insomma, Copi. Che non può essere depurato senza togliergli verità e dolore". E' STATA una spassosa signora ultracentenaria con secolari acciacchi alle ossa della schiena e delle gambe nel ronconiano L' affare Makropulos di due anni fa. Poi è ammattita tra le seducenti nevrosi di Blanche DuBois nel Tram che si chiama desiderio. Quest' anno ha voluto addirittura sparire nel fisico ambiguo di un uomo che vorrebbe essere donna e, ogni sera prima di andare in scena per Tango barbaro, sopporta con pazienza che una larga fascia stringa il prosperoso seno fino ad appiattirlo, cancellarlo, e che una barba mascolina abbruttisca il suo volto. Raramente un' attrice ha accettato come Mariangela Melato di cambiarsi, stravolgersi, perdere la propria immagine e prenderne un' altra, spesso più brutta, più tremenda. Ma per lei, considerata anche all' estero, grazie ai film della Wertmuller, una delle facce più piacenti, brillanti, riconosciute, del nostro cinema, stravolgersi è una convinzione, una bandiera. Non una civetteria. "E nemmeno un atto di coraggio" dice "E' che non sono cretina. Non sono una di quelle che pensano di fare l' attrice mantenendo la propria immagine sempre perfetta, intatta, scolpita sempre identica nel tempo, come fanno tante colleghe. Sono sceme loro. E sono la maggior parte. Non dico le giovanissime, che sono più coraggiose, ma magari colleghe che mi sono più vicine d' età. Non che siano tutte così. Ce ne sono molte che stimo sinceramente. Anna Proclemer, Valeria Moriconi, per non parlare dei miei miti fortissimi da cui ho imparato tutto e ho rubato molto. Una di queste era Lilla Brignone. Ci lavorai nel ' 65 per La monaca di Monza con la regia di Visconti. Lei era Lilla Brignone, io una ragazzina debuttante, determinata e impaurita. La guardavo recitare e rubavo. Lilla Brignone non era una bellona. Voglio dire: un po' come me, non era una che a vederla ti dava l' idea di una bomba del sesso. Ma la sua asciuttezza, la sua secchezza erano seducenti. E in palcoscenico erano moderni. Mi ricordo che quando feci l' Orlando con Ronconi, anni dopo, presi l' ispirazione da lei, da quel suo modo di chiudere le frasi in calando, da quel suo corpo legnoso che pure era ricco di emozioni. Lei vide lo spettacolo e mi disse ' Cara, mi hai saccheggiato. Brava, brava, lo hai fatto bene' . Aveva capito che era un furto fatto con grande amore e ammirazione". Esperta in stravaganze, instancabilmente disposta a ruoli poco rassicuranti, Mariangela Melato ammette che il Raulito di Tango barbaro, fa parte della sua voglia, quasi nevrotica, di cambiare. "Anche nella vita ho cambiato non so quante volte colore di capelli, taglio, immagine. Cambiare è un modo per mettere in gioco se stessi. E in questo io mi sento un' attrice diversa. Questo mestiere non puoi farlo in modo banale, altrimenti non ne vale la pena, meglio lavorare in banca. Se lo fai, è necessario avere il gusto del rischio, del gioco, del volo senza rete. Anche a costo di non piacere o di disorientare, di sembrare eccessiva. Tanto io, pensino pure che sono presuntuosa, ho fiducia in me. E se devo dirla tutta, mi do anche un merito: lavoro con onestà. Non prometto cose che non so fare e il pubblico sente che non imbroglio, che non mi risparmio mai, che lo spettacolo lo faccio sempre al massimo". Tutta questa perfezione costa fatica, lavoro, sfinimento, mal di testa, "ma almeno non svilisce. E non parlo solo di me, parlo anche per gli spettatori. Diciamo la verità, oggi gli spettatori sono abbrutiti da spettacoli banali, idioti, fatti senza rispetto per la professionalità, per le cose fatte bene e la dignità di chi le vede. Non è vero che io amo solo lavori sofisticati, difficili. Al contrario, credo nella possibilità di alzare il livello culturale del pubblico senza essere complicati o cervellotici". Si appassiona a descrivere la puntigliosità con cui convince, durante le prove, anche i registi più cerebrali a prendere in considerazione il punto di vista di Aldo. Ma chi sarebbe questo Aldo? "Aldo, Ardo alla romana. Quello che io considero lo spettatore-tipo. ' Che capisce Ardo di questa scena qui?' chiedo ai registi, e in genere accettano anche loro questo punto di vista, che non vuol dire appiattirsi sulle banalità. Facessero così altri colleghi invece di cercare solo il consenso immediato, il mondo dello spettacolo in Italia sarebbe diverso. Basterebbe che gli attori capissero una cosa: arrivare in fretta non serve, l' importante è durare". Nel suo futuro ci sarà ancora tv, con ogni probabilità. Dopo il successo di Due volte vent' anni, c' è un altro progetto, una co-produzione fra la Rai e la tv tedesca, interessante ma ancora per aria: un serial sulle violenze ai minori, ai deboli. Soprattutto c' è ancora teatro ("nel cinema non c' è un ruolo che mi fa gola e non farlo non mi rende affatto frustrata"). Qui in Tango barbaro ha coronato un sogno: ha imparato a ballare il tango "come una regina". "Anche il maestro mi ha detto che sono stata una allieva eccellente. Che orgoglio. E così mi è ritornato un pallino che ho da anni, una commedia musicale. Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa lo Stabile di Genova, anche se dopo anni di personaggi eccessivi non mi dispiacerebbe tornare a una cosa più tranquilla, magari in costume". Si vocifera L' anima buona di Sezuan, o una Locandiera. Ma lei si schrmisce: "Per carità! Quando un' attrice non sa più cosa fare, fa Mirandolina". 2ff7e9595c


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